Articolo di Alberto Sardo, 13 dicembre 2013, Radio CL1 Notizie
Erano arrivati da Lampedusa a bordo dei barconi della morte il 3 ottobre scorso, i minorenni superstiti del naufragio in cui sono morte oltre 300 persone, ma in Italia, in provincia di Caltanissetta, invece di trovare accoglienza e comprensione avrebbero trovato solo degrado.
E’ quanto emergerebbe dall’ispezione dei Nas dei Carabinieri presso una struttura d’accoglienza per minori richiedenti asilo di Santa Catarina. Nell’ambito di un controllo di routine effettuato dagli organismi preposti nelle varie strutture d’accoglienza per minori della provincia nissena. Gli uomini di Nas e ispettorato al lavoro, insieme alla Procura per i minori, si sono trovati davanti a una sorta di lazzaretto dove vivevano diversi minorenni e alcuni ragazzi giovanissimi intorno ai vent’anni, provenienti dal Nord Africa.
Cucine e bagni sporchi all’inverosimile, inagibili per una persona civile, materassi senza federe e locali infestati dalle blatte, intere colonie di scarafaggi in prossimità dei letti: sono solo alcune delle circostanze che avrebbero riscontrato i militari, durante un controllo che ha svelato la “casa dell’orrore”.
La struttura in questione è l’Educandato ex orfanotrofio di via Roma. In paese, a Santa Caterina, non è sfuggito il movimento di Carabinieri e Procura all’interno della struttura e la notizia si è diffusa a macchia d’olio, dopo che i residenti hanno visto andare via i ragazzi. Cucine maleodoranti e sporche, pavimento letteralmente incollato dalla sporcizia, pentole e utensili incrostati, usati per cucinare ai bambini. Frigoriferi chiusi da lucchetti. Le contestazioni sarebbero numerose nell’ambito di un’istruttoria ancora in corso.
Il centro d’accoglienza per minori richiedenti asilo fa parte dell’associazione Nuova civiltà, da cui dipende la struttura di Santa Caterina, ma pare che la stessa associazione di San Cataldo ne abbia decretato in queste ore la chiusura. Una casa da film horror, se venissero confermate le circostanze raccontate, tenuto conto che vi abitavano minori. Ancor più grave se si pensa che erano sopravvissuti a una immane tragedia come quella del 3 ottobre nei pressi delle coste di Lampedusa. E a distanza di due mesi, del lutto nazionale e della solidarietà è rimasto solo il degrado che solo l’intervento repressivo e i controlli dell’Autorità hanno fermato.
Sono numerosi gli operatori inseriti nell’organigramma della struttura, come è possibile facilmente verificare nel sito web, almeno sette persone.
Da notizie apprese in via informale da Radio CL1 Notizie, gli operatori avrebbero spiegato l’accaduto giustificandolo come mero problema incidentale, dovuto alla mancanza di termosifoni a causa dell’impresa chiamata ad aggiustare la caldaia e alcuni interventi di pulizia che sarebbero stati ritardati per cause non meglio precisate, presumibilmente per motivi economici da ricondurre a somme non corrisposte all’associazione.
Ma il degrado riscontrato, se verrà confermato dall’istruttoria degli organi competenti, non si spiegherebbe con pochi giorni di mancata pulizia.
La funzione delle case famiglia, siano esse per migranti o italiani, è sostanzialmente quella di ricreare un ambiente di relazioni affettive, di educazione ed esperienza relazionale per il bambino privo degli affetti della famiglia naturale. Oltre a dover garantire il decoro, quindi, i soggetti che gestiscono tali servizi devono predisporre percorsi di crescita, integrazione, assistenza. Va da sé che i ragazzi provenienti dal Nord Africa, privi di tutto vanno indirizzati, educati e assistiti, altrimenti è facile che, loro malgrado, si adeguino al degrado.
Le case d’accoglienza per minori ricevono fondi dalla Regione Siciliana e dai comuni per ospitare i bambini che vengono ospitati in base alle segnalazioni della Procura per i minori oppure dei servizi sociali del Comune.
Di seguito la replica dell’associazione Nuova Civiltà del 15 dicembre 2013
Gentilissimo dott. Sardo,
in riferimento all’articolo da Voi pubblicato in data 13 dicembre 2013 sull’Educandato Castelnuovo, vorremmo precisare che l’Associazione Nuova Civiltà non si è mai occupata in alcun modo della gestione delle Comunità operanti presso l’Educandato. Come a Lei noto, l’Educandato è un’Ipab e in quanto tale, per assumere personale, dovrebbe bandire un concorso pubblico. Non potendo portare avanti tale procedura per mancanza di risorse economiche, l’Educandato nel 2008, per far fronte all’emergenza immigrati, ha cortesemente richiesto a Nuova Civiltà di fornire temporaneamente il personale educativo da impiegare presso le proprie comunità, ma è necessario precisare che tale personale è stato selezionato direttamente dall’Educandato Castelnuovo che si è da sempre occupato della gestione di tutti gli operatori, della pulizia della struttura, dell’acquisto dei generi alimentari ovvero di tutta l’organizzazione logistica delle due comunità in qualsivoglia aspetto.
La nostra Associazione, già nell’ottobre 2012, aveva comunque richiesto, con debita raccomandata, all’Educandato Castelnuovo la rescissione della convenzione esistente tra i due enti, pregando l’Educandato di reperire un’altra organizzazione che potesse farsi carico del personale dell’Ipab. Per molti mesi l’Educandato, nella persona del suo presidente don Antonio La Paglia, ha pregato il presidente di Nuova Civiltà Don Giuseppe Anzalone di procrastinare tale passaggio, adducendo motivazioni connesse alle difficoltà di reperire un’altra organizzazione. Per non interrompere il servizio rivolto ai minori, Nuova Civiltà ha pertanto atteso per un anno, sino a troncare ogni rapporto con l’Educandato nell’ottobre del 2013, con l’avvio della procedura di licenziamento collettivo del personale. In tutto questo periodo, in ogni caso, Nuova Civiltà non ha mai ricevuto alcuna segnalazione di disservizio da parte dell’Educandato rispetto all’operato del personale che, lo ripetiamo, era in ogni caso gestito dallo stesso educandato e non dalla nostra associazione.
L’ispezione dei Nas e della Procura per i minori ha fatto precipitare la situazione, ma è bene precisare che Nuova Civiltà non ha decretato la chiusura dell’Educandato (non essendo la cosa in suo potere), ma è stato il consiglio di amministrazione dell’Ipab a decidere la chiusura della struttura.
Un’ ulteriore precisazione va poi fatta in merito ai ritardi nei pagamenti degli utenti: gli organi statali preposti hanno sospeso il pagamento delle rette di mantenimento dei minori immigrati nell’aprile del 2012! Lo Stato Italiano, giustamente pignolo nell’effettuare i controlli con i suoi organi preposti, dovrebbe applicare lo stesso rigore verso se stesso, perché è difficile immaginare come una struttura possa andare avanti senza ricevere fondi per 20 mesi consecutivi (senza contare il livello di demotivazione raggiunto dal personale non pagato per quasi due anni)!
Tale stato di cose non giustifica assolutamente le precarie condizioni igieniche che, in base alle Sue fonti, i Nas avrebbero trovato presso l’Educandato, ma l’atteggiamento della nostra Nazione è a dir poco ipocrita e le lacrime nei confronti dei 300 immigrati morti sono vere e proprie “lacrime di coccodrillo”, visto che sono le Istituzioni ad aver abbandonato il mondo del sociale a se stesso